Descrizione

Tra il IV e il V secolo la vita della Chiesa fu segnata dalla nascita e diffusione delle eresie. Tra queste ebbe grande seguito quella di Pelagio che negava il peccato originale e riconosceva all’uomo la piena facoltà di operare il bene senza l’intervento della grazia. Incaricato dal vescovo Leonzio di stendere gli atti del Concilio di Arles (473), Fausto, vescovo di Riez, compone il De gratia. Più che un resoconto, è un vero e proprio trattato in due libri che denota la profonda familiarità dell’Autore con le problematiche teologiche del suo tempo e la solida formazione filosofica. Con rigore e completezza e dimostrando una vasta conoscenza della Bibbia e degli autori cristiani del tempo (da Agostino a Cassiano, da Ilario di Poitiers a Origene), Fausto impugna la dottrina di Pelagio ed espone la posizione della Chiesa. Contro chi sostiene l’importanza delle sole opere o della sola grazia, l’Autore dimostra l’efficacia ma al tempo stesso la debolezza della volontà umana che permette all’uomo – ma solo se sostenuto dalla grazia – di giungere alla salvezza attraverso le opere.