Manga, serie tv e i ragazzi di oggi
Cosa vivono, pensano, sognano, e in cosa credono i ragazzi di oggi? È la domanda che attraversa la ricerca di Alberto Rossetti, psicologo e psicoterapeuta, nel suo saggio Le persone non nascono tutte uguali. Perché manga e serie TV contribuiscono a definire l’identità dell’adolescente per le Edizioni Città Nuova. Da oggi in libreria, negli store online e sul sito di Città Nuova.
Uno straordinario luogo di incontro
«Le persone non nascono tutte uguali. È una grande verità che scoprii a quattro anni. E fu la mia prima, e ultima, amara delusione». Con questa battuta di Izuku Midoriya si apre il manga My Hero Academia. È anche il punto di partenza del viaggio di Alberto Rossetti, psicoanalista e psicoterapeuta, nel mondo dei manga, ovvero i fumetti giapponesi, e delle serie tv, prodotti culturali amatissimi dai ragazzi, spesso snobbati dagli adulti. Per Rossetti diventano, invece, uno straordinario luogo di incontro e conoscenza della “generazione Z”, quella degli zoomer, i ragazzi nati a cavallo tra i due millenni. I manga, i videogiochi e le serie tv raccontano infatti i ragazzi di oggi – cosa vivono, cosa pensano, in cosa credono – e, al tempo stesso, a partire da quelle storie gli adolescenti si formano.
Cosa c’è nei manga
Così spiega Rossetti nelle prime pagine del testo:
«Cosa c’è nei manga, negli anime (i cartoni animati giapponesi) e nelle serie TV che interessa tanto ai ragazzi al punto da rapire la loro attenzione? Riformulo la domanda. Possiamo partire da questi contenuti molto popolari, e anche molto differenti tra di loro, per capire in che modo stanno vivendo i ragazzi degli inizi del Ventunesimo secolo? Li chiamano zoomers e anche se dopo questo periodo di pandemia saremmo portati a pensare che questo nome derivi dalla piattaforma per le videoconferenze Zoom, questa definizione si riferisce alla generazione Z, che segue la generazione Y (quella dei millennial di cui faccio parte anche io) e precede la generazione Alpha (i nati dopo il 2010, quella di cui fanno parte i miei figli)».
Le differenze sono centrali
«Personalmente non amo queste etichette – prosegue Rossetti – cucite addosso alle varie generazioni, si rischia di non fare emergere quelle differenze che invece sono centrali, essenziali, quando si parla di persone. Anche per questo ho deciso di raccontare gli adolescenti partendo dai prodotti culturali, molto diversi tra di loro, che guardano e che leggono. Da una parte volevo cercarli in quei contenuti per vedere cosa ci stessimo perdendo della loro vita, dall’altra ero interessato a capire in che modo le loro identità si stessero formando anche a partire da questi prodotti.
La costruzione dell’identità
Grazie ai manga e alle serie TV ho affrontato i temi principali di qualsiasi adolescenza. La costruzione dell’identità, che non può che partire da una crisi più o meno evidente, e l’importanza delle relazioni; la scoperta della propria e altrui unicità e la difficoltà di fare spazio alla diversità, in una società sempre più paranoica e chiusa su se stessa che vede nelle differenze un pericolo e non una risorsa; il rapporto con il proprio corpo in trasformazione e la sessualità, temi al centro della vita dei ragazzi e, non a caso, delle serie TV e dei manga che consumano; il rapporto con gli adulti e le tematiche sociali che sembrano interessare i ragazzi molto più di quello che potremmo immaginare […]
La selezione dei contenuti
Nella scelta dei contenuti mi sono fatto aiutare dai ragazzi, avrei forse potuto fare diversamente? Ho chiesto ad alcuni di loro di accompagnarmi in un mondo per me in buona parte sconosciuto, di raccontarmi quali fossero i manga e le serie TV che preferivano. Tra i manga mi hanno parlato di My Hero Academia, Tokyo Revengers, La forma della voce, Hanako-kun, Given, HoriMiya e Jujutsu Kaisen. Le serie TV invece sono state The End of the F***ing World, Atypical, Non ho mai…, Skam Italia, We Are Who We Are, Elite e Black Mirror. Ce n’erano anche tanti altri, ma questi sono quelli che ho scelto per incontrare i ragazzi, per conoscerli un po’ meglio, per ascoltarli e lasciarmi, lasciarci, un po’ provocare. Buon viaggio».