Welfare non è solo cura in ospedale

Tra i vari insegnamenti che dovremmo essere riusciti a trarre da questo difficile periodo di pandemia, c’è quello che quando adoperiamo la parola welfare non stiamo parlando solo di cure in ospedale a persone malate, ma di un concetto molto più complesso, che ha a che fare con un territorio e con una comunità capace di intercettare e sostenere fragilità. Ecco la parola chiave: fragilità. Quando parliamo di fragilità, oggi più che mai dovrebbe esser chiaro a tutti, parliamo di anziani, malati cronici, bambini, persone sole, donne e uomini che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese o che stanno vivendo un momento di sofferenza psicologica. Sostenere queste persone fragili significa investire risorse, senza dubbio, ma anche poter contare sull’impegno, la partecipazione e il coinvolgimento di una rete sociale capace di salvare vite, sostenere le crisi e umanizzare la morte.

Una medicina centrata sulla persona

«Ai sanitari» ci ha spiegato il pediatra e docente universitario Raffaele Arigliani, «si è insegnato a pensare che il loro lavoro consista nel conoscere, curare e prevenire le patologie. Oggi abbiamo compreso che tutto questo è essenziale ma serve di più, serve cioè rendere concreta l’idea di una medicina centrata non più sulla patologia ma sulla persona ammalata, sulla sua famiglia e sul contesto sociale in cui vive». «Si impone – prosegue Arigliani – una rifocalizzazione, prima di tutto culturale e poi programmatica, di cosa significa essere sanitario oggi», cioè un «professionista della relazione d’aiuto».

L’evento

Sul delicato e imprescindibile rapporto tra welfare e salute, si confronteranno, venerdì prossimo alle 17, sul canale YouTube sulla pagina Facebook di Città Nuova Raffaele Arigliani, Ugo Morelli, psicologo e saggista, e Lugi Greco, direttore del Dipartimento clinico di Pediatria dell’università degli Studi Federico II di Napoli. Obiettivo dell’incontro è raccontare come sia possibile trasformare i percorsi di cura tradizionali in percorsi che prevedano il coinvolgimento attivo del paziente e della famiglia nel processo di cura nelle strutture sanitarie e insegnare il rispetto dei bisogni e delle paure connessi alla cura domiciliare.