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Edizioni Città Nuova

 

«Sinodalità e partecipazione». Il contributo di Città Nuova per il Sinodo 2023

In libreria a partire dal 29 settembre

Esce in libreria e sugli store online venerdì 29 settembre, ma già disponibile sul sito di Città Nuova, il saggio «Sinodalità e partecipazione. Il soggetto ecclesiale della missione» di M. Grech, S. Dianich, A. Borras, F. Coccopalmerio, Piero Coda. A cura di V. Di Pilato. 

 

Promosso dal Centro Evangelii Gaudium dell’Istituto Universitario Sophia

Qui di seguito per i nostri lettori un estratto dalla prefazione sul tema della sinodalità, cuore del percorso sinodale:

Cos’è e cosa fa la Chiesa?

Tre giorni prima della chiusura della Prima Sessione del Concilio Vaticano II, senza alcun documento approvato, gli interventi in Aula cominciarono ad assumere il tono propositivo di chi avvertiva la necessità di cambiamenti strutturali agli schemi. Ignaro del futuro che lo attendeva come successore di papa Roncalli, anche il cardinale di Milano, Giovan Battista Montini, prese la parola quel 5 dicembre 1962. In agenda restava la discussione sullo schema De Ecclesia, per il quale egli propose di ripartire da due domande: «Quid est? Quid agit?». Cos’è e cosa fa la Chiesa? Sono come due cardini attorno ai quali ruota ogni questione riguardante il Concilio a cui sottoporre questo tema: il mistero e il compito della Chiesa (mysterium et munus Ecclesiae)! (…) Essa è il prolungamento di Gesù Cristo dal quale scaturisce la sua stessa vita ed è il fine verso cui questa vita tende.  La Chiesa non è semplicemente una società o comunità fondata da Cristo Signore (Ecclesia non est solum societas seu communitas a Christo Domino condita), ma è uno strumento
in cui Egli stesso misteriosamente si fa presente per garantire la salvezza del genere umano (instrumentum in quo ipse arcane praesens est ut salutem humani generis) .

Una “società” tra le altre

Secondo molti teologi e canonisti, lo sbilanciamento di un modo di pensare eccessivamente giuridico, ravvisabile nei trattati De Ecclesia, va ricondotto alla riforma gregoriana (seconda metà del sec. XI). Tale opzione spinse sempre più la Chiesa ad autocomprendersi nel mondo come una “società” tra le altre, ordinata dal carisma gerarchico divinamente assicurato e giuridicamente esercitato.

 

Sudditi o fratelli

La definizione che Roberto Bellarmino aveva offerto della Chiesa come «coetus hominum ita visibilis, et palpabilis, ut est coetus populi Romani, vel regnum Galiae, aut Respublica Venetorum (un insieme visibile e tangibile di uomini, esattamente come lo è l’insieme del popolo romano, il Regno di Francia o la Repubblica di Venezia)» risultò più confacente di altre a disegnare leggi secondo il nuovo contesto. Di contro, restava alquanto in ombra il rapporto di uguaglianza e partecipazione tra i membri della Chiesa. Secondo la prospettiva genuinamente evangelica, si trattava forse del rapporto che vi è tra un monarca e i suoi sudditi in cui l’esercizio del potere è diretto e non democratico? Oppure il popolo di Dio (pastori e fedeli tutti) è composto di soggetti liberi che partecipano attivamente al conseguimento del fine principale della Chiesa che è l’annuncio del Regno?

Il Codice di diritto canonico del 1983

Molti canonisti sono del parere che il Codice di diritto canonico del 1983 – che per definizione è unico e universale – rappresenti un progetto inconcluso. «La scienza canonistica non era pronta», sostiene C. Fantappié, ad assumere il cambio di paradigma che il Vaticano II aveva impresso al pensiero teologico legittimando il pluralismo dei modelli, dei metodi e delle teologie. Rispetto al Codice del 1917 sono stati introdotti nuovi libri e nuove parti, ma l’impianto resta ancora non in piena linea con il nuovo assetto missionario che il Concilio ha indicato alla Chiesa universale.

 

Come rendere effettiva questa partecipazione attiva

Come rendere effettiva questa partecipazione attiva all’interno delle assemblee sinodali? Resterà essa solo consultiva? O sarà anche deliberativa? Si tratterà di una “eccezione” giuridica o di un “riconoscimento” della capacità decisionale dell’intero soggetto ecclesiale così come indicato dal Vaticano II? Nelle pagine che seguono, sono stati raccolti gli interventi di illustri personalità del mondo ecclesiastico e teologico che hanno accettato di confrontarsi su questi temi. 

 

 

 

 

 


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