La crisi ambientale non è una questione tecnica
Un problema di salute pubblica globale
La rivista scientifica «The Lancet», nel 2018, definiva il cambiamento climatico «un problema di salute pubblica globale». In effetti la crisi ambientale sta moltiplicando i “rifugiati ambientali”, cioè il numero di quelle persone che, a causa di inondazioni, siccità, ondate di caldo e altri fenomeni atmosferici stremi, sono costrette a fuggire dalle proprie terre di origine e cercare rifugio in altri luoghi del mondo.
Una questione globale e una sfida personale
La questione climatica è dunque una questione geopolitica di dimensioni globali, che coinvolge strategie pubbliche di sostenibilità e modelli di produzione delle aziende, ma è anche una sfida che riguarda ciascuno di noi, che ci impone cioè di rivedere le pratiche consolidate della nostra quotidianità, dalla mobilità ai consumi di energia, dalla gestione del ciclo dei rifiuti all’organizzazione del nostro tempo libero.
La crisi ambientale non è una questione tecnica
Ma nonostante la consapevolezza, crescente nel dibattito pubblico, dell’importanza di questa sfida, la crisi ambientale è ancora troppo spesso percepita come «una questione prettamente tecnica, nel senso che la soluzione andrebbe cercata nella messa a punto di nuovi dispositivi tecnologici». Così scrivono Andrea Conte e Rosalba Poli nel volume Vita salute e ambiente tra speranza e responsabilità (da domani in libreria) –, mettendo in luce come il largo consenso che accordiamo alla tecnica non debba in alcun modo indebolire il nostro impegno personale a rispettare l’ambiente.
Il libro
Il libro prende le mosse da alcune riflessioni di Chiara Lubich sul benessere psico-fisico e sulla salute ambientale e propone poi degli approfondimenti, delle riflessioni e alcune esperienze che mostrano al lettore come costruire uno stile di vita che possa col tempo diventare una risposta concreta alle sfide che ci troviamo affrontare, a partire dall’inquinamento atmosferico fino alla gestione della crisi pandemica.
Gli approfondimenti
Il primo dei focus che compongono il testo è curato da Rosalba Poli e racconta la relazione medico-paziente che, secondo l’autrice, «merita di rimanere sempre “casta”, cioè custodita da eventuali logiche di strumentalizzazione»; nel secondo contributo, intitolato «Il colore della vita», Andrea Conte approfondisce il tema delle relazioni e dell’educazione che è «il nodo cruciale attraverso cui passa la crescita di una sensibilità attenta allo sviluppo sostenibile», perché solo coscienze sensibili sono in grado di percepirsi come custodi, e non padroni, della natura, e comportarsi di conseguenza.